martedì 14 maggio 2019

Glifosato, Bayer condannata per il Roundup: è la terza volta. Due miliardi a una coppia che ha contratto il cancro




di | 14 Maggio 2019
 
Il verdetto arriva proprio mentre Bayer è alle prese con una rivolta degli azionisti sull'acquisizione di Monsanto, il colosso americano che ha esposto Bayer alle cause su Roundup. Secondo Le Monde inoltre, nel 2016 l’azienda americana avrebbe stilato una lista di personaggi dell’opinione pubblica francese da convincere per migliorare l'immagine dell’azienda.

Bayer perde il suo terzo processo consecutivo sul diserbante Roundup di Monsanto, ora controllata dalla società tedesca. Una giuria di Oakland, in California, ha stabilito che l’azienda tedesca deve risarcire 2,05 miliardi di dollari a una coppia – Alva e Alberta Pilliod – perché non sono adeguatamente esplicitati i rischi di tumore legati all’utilizzo del prodotto. I due, che hanno utilizzato il diserbante per 30 anni, hanno entrambi contratto il cancro. I danni punitivi sono stati stabiliti invece pari a un miliardo di dollari. A seguito di questa sentenza, Bayer è crollata alla borsa di Francoforte arrivando a perdere fino al 7,4% in avvio di seduta. Successivamente è crollata del 6,3% a 53,3 euro: il minimo da sette anni.
Bayer ha commentato la condanna in una nota annunciando il ricorso e spiegando che la decisione della giuria “è in conflitto diretto con le decisioni dell’Agenzia per la Protezione Ambientale e il consenso delle autorità sanitarie globali, secondo le quali i prodotti a base di glifosato possono essere usati in modo sicuro e non sono cancerogeni”. Secondo alcuni osservatori, la cifra elevata di danni punitivi potrebbe però spingere l’azienda a patteggiare le innumerevoli cause su Roundup. Anche perché, secondo la Cnbc, ci sono altre 13.400 cause legali contro Bayer in corso negli Stati Uniti. Un patteggiamento globale potrebbe valere 5 miliardi di dollari.  

La portavoce della coalizione Stop Glifosato Maria Grazia Mammuccini ha invece commentato: “Dopo la terza sentenza servono provvedimenti immediati per eliminare il glifosato da tutti i disciplinari finanziati con i Piani di sviluppo rurale. Stiamo assistendo a un assurdo paradosso: mentre negli Stati Uniti i tribunali impongono a Monsanto di pagare i danni, da noi li si finanzia”.
Le condanne precedenti
Si tratta infatti della terza condanna consecutiva per Bayer-Monsanto. Il primo precedente risale al verdetto del 2018 che stabiliva un risarcimento di 289 milioni di dollari (ridotti a 78 in appello) a favore del 46enne Dewayne Johnson. La seconda sanzione è arrivata invece a fine marzo 2019 quando la corte di San Francisco aveva deciso che Edwin Haderman (cittadino californiano) avrebbe dovuto ricevere  80 milioni di dollari in risarcimento. L’ultimo verdetto arriva proprio mentre Bayer è alle prese con una rivolta degli azionisti sull’acquisizione di Monsanto, il colosso americano che ha esposto Bayer alle cause su Roundup.

Le Monde: “Monsanto stilò una lista di personaggi da convincere per migliorare l’immagine dell’azienda”
Un’ altra accusa pende però sul capo di Monsanto. Secondo Le Monde, nel 2016 l’azienda americana avrebbe stilato una lista di personaggi dell’opinione pubblica francese – per la maggior parte politici e giornalisti – da convincere per migliorare l’immagine dell’azienda. Martedì 14 maggio il quotidiano tedesco Handelsblatt ha evidenziato che non si esclude che la stessa cosa sia avvenuta negli altri paesi europei. Il nuovo responsabile dei lobbysti di Bayer Matthias Berninger ha detto esplicitamente che si può immaginare che simili elenchi siano stati fatti in tutti i paesi europei per dare un’immagine diversa di Monsanto e soprattutto per convincere sulla bontà del glifosato, in quel momento oggetto di verifica presso le autorità europee. Tra i personaggi della lista francese figurerebbe l’ex ministra socialista dell’ambiente Segolène Royal.



sabato 11 maggio 2019

'Usare le parole per costruire ponti e non muri': firmata in Fnsi la Carta di Assisi

 Una sorta di giuramento di Ippocrate, come lo ha definito qualcuno, un decalogo deontologico in 10 punti: il primo manifesto internazionale contro i muri mediatici, una guida per il giornalismo, il mondo dell’informazione e non solo, che vuole una stampa attenta e coscienziosa, volta alla costruzione di ponti e di pace.

L’ostilità è una barriera che ostacola la comprensione. Nel rispetto del diritto-dovere di cronaca e delle persone occorre comprendere. Scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi.

 Una informazione corretta lo è sempre, sono la fiducia e la lealtà a costruire una relazione onesta con il pubblico. Non temiamo di dare una rettifica quando ci accorgiamo di aver sbagliato.

 Difendiamo la nostra dignità di persone, ma anche quella altrui, fatta di diversità e differenze. Tutti hanno diritto di parlare e di essere visibili. Diamo voce ai più deboli. 

Costruiamo le opinioni sui fatti e quando comunichiamo rispettiamo i valori dei dati per una informazione completa e corretta. Dietro le cifre ci sono gli esseri umani. Impariamo il bene di dare i numeri giusti. 

Se male utilizzate, le parole possono ferire e uccidere. Ridiamo il primato alla coscienza: cancelliamo la violenza dai nostri siti e blog, denunciamo gli squadristi da tastiera e impegniamoci a sanare i conflitti. Le parole sono pietre, usiamole per costruire ponti. 

Facciamoci portavoce di chi ha sete di verità, di pace e di giustizia sociale. Quando un cronista è minacciato da criminalità e mafie, non lasciamolo solo, riprendiamo con lui il suo viaggio. Diventiamo scorta mediatica della verità. 

Con il nostro lavoro possiamo illuminare le periferie del mondo e dello spirito. Una missione ben più gratificante della luce dei riflettori sulle nostre persone. Non pensiamo di essere il centro del mondo. 

Internet è rivoluzione, ma quello che comunichiamo è rivelazione di ciò che siamo. Il nostro profilo sia autentico e trasparente. Il web è un bene prezioso: viviamolo anche come bene comune. 

La società non è un groviglio di fili, ma una rete fatta di persone: una comunità in cui riconoscersi fratelli e sorelle. Il pluralismo politico, culturale, religioso è un valore fondamentale. Connettiamo le persone. 

San Francesco d’Assisi operò una rivoluzione, portare la buona notizia nelle piazze; anche oggi una rivoluzione ci attende nelle nuove agorà della Rete. Diamo corpo alla notizia, portiamola nelle piazze digitali

mercoledì 17 aprile 2019

I vaccini possono causare e hanno causato l’autismo!

I VACCINI POSSONO CAUSARE E HANNO CAUSATO L’AUTISMO

“Ho spiegato che in alcuni bambini, la febbre e la stimolazione immunitaria indotte dal vaccino hanno causato un disturbo neurologico progressivo con sintomi della sindrome dello spettro autistico.”

A dichiararlo sotto giuramento non è il solito dottore “antivax”, anzi … E’ un rinomato pediatra neurologo americano, il dottor Andrew Zimmerman, consulente della Corte Federale speciale sui vaccini del governo americano. Egli afferma che durante una audizione della Corte di anni fa (per un danno da vaccino) aveva raccontato in privato ai legali del Dipartimento di Giustizia, che rappresentavano il governo nei procedimenti, che i vaccini possono causare e hanno causato l’autismo in alcuni bambini.
Per chiunque abbia una mente sufficientemente aperta per accogliere e vagliare con attenzione ogni ipotesi, ma soprattutto per i genitori i cui figli hanno subito un danno neurologico da vaccino, questa rivelazione non è certamente una novità. La sua importanza deriva dal fatto di essere stata formulata dal consulente medico di una Corte creata apposta dal governo americano per i danni da vaccino. Un medico che non verrà mai radiato, come in Italia e nel resto del mondo è successo a molti.
Se questa dichiarazione fosse stata resa di pubblico dominio quando è stata formulata, probabilmente avremmo risparmiato moltissime sofferenze e risorse, pubbliche e private, per assistere e accompagnare il crescente numero di bambini e ragazzi danneggiati dai vaccini. Ma come tutto quanto riguarda la scarsa sicurezza dei vaccini, anche questa dichiarazione è rimasta finora nascosta e taciuta.
Abbiamo già ospitato su queste pagine l’ottimo lavoro della giornalista Sharyl Attkisson. Qui il video e l’articolo originale in lingua inglese.
Di seguito, l’elenco provvisorio e parziale dei medici che nel mondo intero hanno subito persecuzioni o radiazioni a causa del loro impegno per la sicurezza dei vaccini:
    • Austria
      • Dr. Johann Loibner
    • Belgio
      • Dr. Kris Gaublomme
      • Dr. Jean Pilette
    • Croazia
      • Dr. Lidija Gajski
      • Dr. Srecko Sladoljev
    • Danimarca
      • Dr. Peter Goetzsche
    • Francia
      • Dr. Authier
      • Dr. Philippe Bry
      • Dr. Philippe de Chazournes
      • Dr. Bernard Dalbergue
      • Prof. Philippe Even
      • Prof. Romain Gherardi
      • Dr. Marc Girard
      • Dr. Henry Joyeux
      • Dr. Michel de Lorgeril
      • Prof. Luc Montagnier
      • Dr. Vincent Reliquet
      • Dr. Didier Tarte
      • Dr. Marc Vercoutère
    • Italia
      • Dr. Antionetta Gatti
      • Dr. Roberto Gava
      • Dr. Maria Gabriella Lesmo
      • Dr. Dario Miedico
      • Dr. Stefano Montanari
      • Dr. Massimo Montinari
      • Dr. Paolo Rossaro
      • Dr. Diego Tomassone
    • Polonia
      • Dr. Dorota Sankciewicz
    • Serbia
      • Dr. Sladjana Velkov
    • Slovenia
      • Mateja Cernic
    • Spagna
      • Dr. Xavier Uriarte
    • Regno Unito
      • Dr. Jayne Donegan
      • Prof. Christopher Exley
      • Dr. Andrew J. Wakefield
      • Prof. John Walker-Smith
      • Dr. Waney Squier
    • Ucraina
      • Natalia Gudz
    • Australia
      • Erwin Alber
      • Archie Kalokerinos
      • John Piess
      • Viera Scheibner
    • Canada
      • Dr. Ghislaine Lanctôt
      • Dr. Andrew Moulden
    • USA
      • Dr. David Ayoub
      • Dr. Nancy Banks
      • Dr. Toni Bark
      • Dr. John Bergan
      • Dr. Russell Blaylock
      • Dr. Mary Ann Block
      • Dr. Jeff Bradstreet
      • Dr. Kelly Brogan
      • Dr. David Brownstein
      • Dr. Zac Bush
      • Dr. Rashid Buttar
      • Dr. Harold E Buttram
      • Dr. Rebecca Carley
      • Dr. Shiv Chopra
      • Dr. David Davis
      • Dr. Jamie Deckoff-Jones
      • Dr. Richard Deth
      • Dr. Bonnie Dunbar
      • Dr. Sam Eggertsen
      • Dr. Mayer Eisenstein
      • Dr. Michael Elice
      • Dr. Frank Engley
      • Dr. Edward Fogarty
      • Dr. Gibson
      • Dr. Kathryn H Hale
      • Dr. Boyd Haley PhD
      • Dr. Lee Hieb
      • Mr. Brian Hooker
      • Dr. James Howenstine
      • Dr. Suzanne Humphries
      • Dr. Daniel Kalb
      • Dr. Philip Incao
      • Dr. Rima E. Laibow
      • Dr. Leonard Leonard Horowitz
      • Dr. Susan McCreadie
      • Dr. James Meehan
      • Dr. Robert Mendelson
      • Dr. Joseph Mercola
      • Dr. Judy Mikovits
      • Dr. Roby Mitchell
      • Dr. Richard Moskowitz
      • Dr. Meryl Nass
      • Dr. Daniel Neides
      • Dr. James Neuenschwander
      • Dr. Garth Nicolson
      • Dr. Christiane Northrup
      • Dr. Raymond Obomsawin
      • Dr. Tetyana Obukhanych
      • Dr. Jane Orient
      • Dr. Larry Palevsky
      • Dr. Anthony Phan
      • Dr. Charles Richet
      • Dr. Rachel Ross
      • Dr. Troy Ross
      • Dr. Robert Rowen
      • Dr. Bob Sears
      • Dr. Stephanie Seneff
      • Dr. Christopher Shaw
      • Dr. Ken Stoller
      • Dr. Sherri Tenpenny
      • Dr. RC Tent
      • Dr. Paul Thomas
      • Dr. Lucija Tomljenovic
      • Dr. Terry Wahls
      • Dr. Burton A. Waisbren, Sr., M.D.
      • Dr. Lawrence Wilson
      • Dr. Jack Wolfson

martedì 16 aprile 2019

Cambiamenti climatici, è una buona idea nascondere il carbonio sotto il tappeto?


Vi sarete probabilmente accorti che abbiamo un problemino. Sono più di 30 anni che gli scienziati ci stanno dicendo che se non smettiamo di emettere gas serra, ovvero CO2, saremo in grossi guai. E non abbiamo fatto quasi niente in proposito. E ora, ve ne sarete accorti anche voi, siamo in GROSSI guai. Per fortuna, sembra che qualcosa si stia muovendo, specialmente con l’azione della giovane attivista svedese Greta Thunberg. Può darsi che ci stiamo svegliando dopo un sonno profondo durato 30 anni? Forse sì, ma ora che abbiamo scoperto che dobbiamo sbrigarci e fare qualcosa, che cosa?
Non che manchino i piani di azione: tutti i rapporti pubblicati dall’IPCC (il pannello internazionale sul cambiamento climatico) includono piani su ciò che potremmo o dovremmo fare per evitare il peggio. Dobbiamo seguire una brusca traiettoria di decarbonizzazione mentre, allo stesso tempo, dobbiamo mantenere la fornitura del minimo vitale di energia alla società. Ma come riuscirci se l’85% dell’energia primaria prodotta al mondo viene dai combustibili fossili? Se bruciamo fossili, dobbiamo per forza emettere biossido di carbonio che si accumula nell’atmosfera.
Una proposta che sembra essere popolare è quella della “cattura e sequestro del carbonio” (Carbon Capture and Sequestration (CCS). L’idea è abbastanza semplice: invece di rilasciare nell’atmosfera la CO2 emessa, la pompiamo nel sottosuolo, dentro una roccia porosa che, prima, conteneva gas o petrolio. Ovviamente, non si può fare con i veicoli, ma potrebbe funzionare con le centrali elettriche.
È una buona idea? Forse, ma è anche un modo per nascondere il problema sotto il tappeto. Se il nostro problema è che l’uso di combustibili fossili ci sta facendo dei danni, e lo è, utilizzando il CCS il risultato sarebbe di mantenere viva proprio la tecnologia che dovremmo sforzarci di eliminare. Ma se non avessimo altra scelta, dovremmo accontentarci. Ma è vero che il CCS è l’unica via da seguire, o non è piuttosto è un fallimento dell’immaginazione? Non potremmo invece usare le energie rinnovabili per sostituire direttamente il petrolio e non pensarci più?
C’è un solo modo per decidere su questo punto: un calcolo quantitativo basato su dati reali. Costruire impianti di cattura e sequestro del carbonio richiede risorse e energia e il rendimento del processo può essere calcolato e messo a confronto con quello di altre tecnologie: è il concetto di resa energetica per l’energia investita (EROI). Migliore è il valore dell’EROI, migliore è la tecnologia.
Questo è esattamente ciò che abbiamo fatto, io e i miei colleghi Sgouridis, Csala, Dale e Chiesa, in un articolo che abbiamo pubblicato la scorsa settimana su Nature Energy. Abbiamo confrontato l’EROI del CCS con quello dell’energia rinnovabile in una vasta gamma di ipotesi, compresa la necessità di stoccaggio di energia di tecnologie come il solare e l’eolico.
Il risultato? Le fonti rinnovabili vincono sul CCS. Le rinnovabili sono ormai una tecnologia sufficientemente matura che ci consente di andare avanti verso la transizione energetica senza dover ricorrere a soluzioni incerte e costose come la cattura del carbonio. Questo è un buon risultato anche perché il CCS ha dei grossi problemi che le rinnovabili non hanno. A parte che è una tecnologia ancora non sperimentata su larga scala, il grosso problema è che, come ho accennato all’inizio, adottando CCS diamo nuova vita alle tecnologie fossili. Ma i combustibili fossili sono condannati dall’esaurimento in ogni caso, quindi che senso ha investire le poche risorse che abbiamo ancora in una tecnologia che non ha futuro? Alla fine dei conti, il CCS è davvero un fallimento dell’immaginazione: possiamo fare molto meglio che nascondere il carbonio sottoterra.
Come nota finale, il nostro studio tratta solo del CCS come un modo per rimuovere il carbonio dalle emissioni delle centrali elettriche. Questo non vuol dire che non possa essere utile per rimuovere il biossido di carbonio direttamente dall’atmosfera. Questo si chiama “direct atmospheric capture” (DAC) o “Negative Emission Technologies” (NET). E’ una tecnologia costosa, ma potrebbe essere l’unico modo per tornare ad una concentrazione di CO2 abbastanza bassa da evitare il peggio. Ovviamente, la cattura dall’atmosfera funziona solo se è alimentata da fonti rinnovabili: ce la potremmo fare se soltanto ci diamo una mossa.

 
Docente presso la Facoltà di Scienze MM. FF. NN. a Firenze

martedì 9 aprile 2019

CHI E’ INADEMPIENTE??


01/02/2019

Alcuni importanti accadimenti dell’ultimo anno mettono in luce gravissimi fatti sulla questione vaccinale, che, sebbene siano sotto lo sguardo attento di moltissimi cittadini, lo Stato, i suoi organi, il mondo dell’informazione e anche gli addetti ai lavori ostentano di non vedere.


Fatti, di cui nel seguito presentiamo una disamina, che emergono grazie a importanti indagini e ricerche ma che prescindono persino dai loro risultati. Ci riferiamo, in particolare,
  • al lavoro svolto dalla IV Commissione di inchiesta parlamentare sui casi di gravi malattie e decessi fra i militari italiani, conosciuta anche come Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito, presentato quasi un anno fa e
  • alla ricerca che da mesi sta conducendo l’Associazione Corvelva su alcuni lotti di vaccini in commercio in Italia. Lo scorso 24 gennaio in Conferenza Stampa, presso la sala stampa del Parlamento, l’associazione ha presentato i dati allarmanti che stanno scaturendo dalle prime analisi effettuate. Un avvenimento che ha suscitato grande disappunto da parte di numerosi rappresentanti del mondo politico – fra cui lo stesso Ministro della Salute – e da parte della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, FNOMCeO.

LE COMMISSIONI DI INCHIESTA SUI CASI DI GRAVI MALATTIE E DECESSI FRA I MILITARI AL SERVIZIO DELLO STATO ITALIANO

Dal 2000 Commissioni di inchiesta appositamente istituite dallo Stato italiano tentano di dare risposta a migliaia di casi di gravi malattie e decessi fra i militari al servizio dello Stato italiano, indagandone le cause e prendendo in considerazione l’esposizione a molteplici fattori di rischio.
Nel 2006 emerge la necessità di un approfondimento sul tema vaccinale.
Nel 2013 l’allora Commissione parlamentare di inchiesta stabilisce la necessità di riesaminare le modalità di somministrazione delle vaccinazioni in ambito militare.
Nel 2015 viene istituita la IV Commissione di inchiesta.
Il 7 febbraio 2018 viene presentata in conferenza stampa la

RELAZIONE FINALE DELLA IV COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUI CASI DI MORTE E DI GRAVI MALATTIE CHE HANNO COLPITO IL PERSONALE MILITARE ITALIANO

Tra i fattori patogeni che hanno scatenato questa allarmante situazione nelle Forze Armate italiane spicca anche la profilassi vaccinale. La IV Commissione Parlamentare nell’ambito della sua attività di indagine ha preso in esame i casi in cui si erano manifestate reazioni avverse in seguito alle vaccinazioni, con l’insorgere di patologie autoimmuni e neoplastiche sopravvenute in una parte di popolazione militare non sottoposta a fattori di rischio diversi da quelli vaccinali.
La Relazione conclude affermando: “Alla luce degli elementi raccolti, la Commissione conferma che vi sia una associazione statisticamente significativa tra patologie neoplastiche e linfoproliferative, e altre patologie (es. quelle autoimmuni), e la somministrazione dei vaccini secondo la profilassi vaccinale militare. La Commissione ritiene di non poter escludere il nesso di causa“.
Nell’insieme dei vaccini analizzati emerge che fra adiuvanti, eccipienti e contaminanti si registra la presenza di 14 componenti tossici o potenzialmente tossici e 22 componenti scatenanti fenomeni allergici, senza contare i contaminanti biologici – ovvero virus, batteri, micoplasmi e micobatteri, nonché DNA umano fetale e DNA animale – che provengono dai tessuti biologici di coltura dei vaccini.
Per le Forze Armate italiane la Commissione Parlamentare raccomanda la somministrazione di vaccini monovalenti e monodose e non più di 5 vaccini inoculati in un’unica soluzione, in conformità al principio di precauzione e sottolinea la necessità di:
  • accurati esami pre-vaccinali,
  • una valutazione dei rischi personalizzata,
  • un monitoraggio periodico a lungo termine su ogni singolo vaccinato.
La relazione finale della Commissione parlamentare contenente i risultati delle analisi svolte viene immediatamente inviata all’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITÀ e messa a disposizione della COMUNITÀ SCIENTIFICA.
Il presidente della Commissione Parlamentare di inchiesta “Uranio Impoverito”, Gian Piero Scanu, ritenendo che la salvaguardia della salute dei militari costituisca una priorità assoluta e che i temi trattati nella relazione siano di rilevanza non solo italiana e meritino pertanto di essere posti all’attenzione del PARLAMENTO EUROPEO, invia al Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, e a tutti i presidenti dei gruppi parlamentari europei, una lettera per trasmettere i risultati del lavoro della Commissione contenuti nella relazione finale.

Come affermato nelle Conclusioni la Commissione “ha quantificato e qualificato la presenza dei contaminanti dichiarati evidenziando quelli scatenanti fenomeni allergeni e quelli tossici per l’organismo, nonché quelli che sono causa dimostrata scientificamente di danni neurologici o che possono determinare malattie autoimmuni. Queste verifiche, effettuate su documenti elaborati dalle case farmaceutiche, devono essere ulteriormente riscontrate a mezzo di una analisi a campione dei vaccini.”

Lo Stato che richiede un urgente approfondimento della pratica vaccinale a partire da un’analisi dettagliata su campioni di vaccini,

è lo stesso Stato che afferma che i vaccini siano fra i farmaci più sicuri e impone 10 vaccini obbligatori ai minori di età compresa tra 0 e 16 anni.


IL COMITATO PER LA PREVENZIONE ED IL CONTROLLO DELLE MALATTIE

Durante la conferenza stampa dello scorso 24 gennaio, da Andrea Rinaldelli, padre di Francesco, deceduto a seguito di una grave patologia nel 2008, apprendiamo che poco dopo la scomparsa del figlio scrisse una lettera al Presidente della Repubblica. Nella risposta la Presidenza fece presente a Rinaldelli che era stato istituito un apposito Comitato, il CPCM (Comitato per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie), per la prevenzione e il controllo delle malattie del personale appartenente al Ministero della Difesa.
Questi i compiti del Comitato:
"Il Comitato fornisce consulenza su studi e ricerche nell’ambito delle seguenti aree:
  • epidemiologia tradizionale e molecolare, attraverso analisi di informazioni ricevute e di interventi attivi, di malattie trasmissibili e non trasmissibili, nonché di eventi traumatici;
  • ezio-patogenesi, diagnostica e prevenzione di malattie trasmissibili e non trasmissibili;
  • problematiche sanitarie conseguenti a contaminazioni ambientali, in particolare da agenti radiologici, nucleari, chimici, e biologici;
  • farmaci, vaccini, emoderivati e biologici innovativi."
E questi gli strumenti e le dotazioni:
"Per l’espletamento delle sue funzioni il Comitato si avvale:
  • dell’Osservatorio epidemiologico dipendente dalla Direzione generale della sanità militare ubicato nell’ambito del Centro Studi e Ricerche di Sanità e Veterinaria (CSRSV) dell’Esercito;
  • della Sezione di immunologia, con annesso laboratorio del CRSV dell’Esercito;
  • della Sezione di biologia molecolare, con annesso laboratorio, situato presso il CSRSV dell’Esercito;
  • di altre strutture delle Forze armate, in relazione ad esigenze che dovessero manifestarsi nel corso dell’attività di studio e ricerca.
Il Comitato, nell’espletamento delle proprie attribuzioni, coopera con altre Amministrazioni ed enti pubblici e privati e può avvalersi di istituzioni nazionali specializzate di ECCELLENZA NEI SETTORI MEDICO SCIENTIFICI DI INTERESSE, previa stipula di specifiche convenzioni."

DOVE SONO I RISULTATI DI TALE PROGETTO?

QUANTE RISORSE PUBBLICHE SONO STATE DESTINATE AL PROGETTO?

SONO STATE RENDICONTATE?

QUALI MANDATI SONO STATI EFFETTIVAMENTE SVOLTI DA QUESTO COMITATO?

DOVE E COME CONSULTARNE I RISULTATI?

I VACCINI IN USO NELLE FORZE ARMATE SONO GLI STESSI UTILIZZATI IN AMBITO CIVILE

In Italia la Legge 31 luglio 2017 n. 119 impone un obbligo di 10 vaccinazioni per la popolazione pediatrica e pesanti coercizioni in caso di inadempienza.
Si impone sempre più urgente e necessaria la verifica su base sperimentale dei dati acquisiti dalla Commissione di inchiesta parlamentare della XVII Legislatura.
Di fronte al silenzio assordante delle Istituzioni Sanitarie e della comunità scientifica e alla totale inerzia del Governo, l’Associazione Corvelva commissiona a laboratori specializzati le analisi metagenomiche e di composizione chimica di alcuni lotti di vaccini in commercio in Italia.

I risultati delle prime analisi condotte dall’associazione Corvelva vanno a suffragare i risultati presentati nella relazione finale della IV Commissione Parlamentare di inchiesta.

EUROPEAN MEDICINES AGENCY (EMA) RISPONDE A IVAN CATALANO

Il 12 febbraio 2018 Ivan Catalano, vicepresidente della IV Commissione parlamentare di inchiesta, invia a EMA, tramite il portale diretto al cittadino, UNA RICHIESTA DI CHIARIMENTO RIGUARDO I LIMITI DI TOLLERABILITÀ DEI COMPONENTI DEI VACCINI. Il 16 marzo 2018 EMA risponde a Ivan Catalano, il quale, il I maggio 2018, rende pubblica questa lettera attraverso il suo blog (“Limiti di tollerabilità dei componenti per la profilassi vaccinale militare: EMA non riesce a rispondermi in modo chiaro”).
Catalano, anche se nel suo comunicato non lo specifica, è chiaro che abbia richiesto informazioni inerenti i valori delle soglie limite di tutti i componenti dei vaccini analizzati dalla Commissione di inchiesta e che la stessa Commissione ha evidenziato come sostanze tossiche o potenzialmente tossiche o comunque nocive per essere iniettate (e non assunte oralmente) nel corpo di un essere umano. Analisi che la Commissione ha effettuato, occorre ribadirlo, sulla base della documentazione pubblica fornita dalle stesse case farmaceutiche e da quella fornita da AIFA.

La lettera di risposta di EMA inizia affermando: "Per la maggior parte delle sostanze per le quali ha richiesto informazioni, NON ESISTONO LIMITI OBBLIGATORI EUROPEI PER I VACCINI PER USO UMANO."

Relativamente agli eccipienti, EMA risponde a Catalano di ricercare informazioni dettagliate sul compendio della Farmacopea europea, utilizzata come riferimento ufficiale per il controllo di qualità dei medicinali in Europa, dove sono elencate la maggior parte delle sostanze da lui indicate, ma NON TUTTE!
EMA consiglia, inoltre, di consultare anche la GUIDELINE ON EXCIPIENTS IN THE DOSSIER FOR APPLICATION FOR MARKETING AUTHORISATION OF A MEDICINAL PRODUCT, dove sono riportate le indicazioni da seguire per le autorizzazioni all’immissione in commercio di un farmaco.
Nelle primissime righe di questo documento possiamo leggere: "Excipients to be used in formulations for the paediatric population should be selected with special care. Possible sensitivities of the different age groups should be taken into consideration." Ovvero, gli eccipienti da impiegare nei preparati ad uso pediatrico devono essere selezionati con particolare attenzione. Dovrebbero essere prese in considerazione le possibili sensibilità a seconda delle diverse fasce di età.

PER I VACCINI VENGONO SEGUITE QUESTE INDICAZIONI?

Un esempio? I prodotti contenenti neomicina per uso ORALE sono controindicati nei bambini al di sotto dei due anni di età, eppure questo antibiotico è presente, seppur in tracce come viene dichiarato, nei vaccini somministrati a pochi mesi di vita.
Sappiamo quanta cura si presta allo svezzamento di un lattante, eppure nei vaccini sono presenti numerose sostanze note per il rischio di causare possibili reazioni allergiche, anche gravi, e sostanze con caratteristiche tossiche.
Sempre nelle stesse linee guida, che riportano la data di GIUGNO 2007, leggiamo che per gli eccipienti noti non è necessaria, né richiesta, alcuna specifica. Ad esempio, non è richiesta per gli eccipienti che sono stati utilizzati in medicinali simili per un lungo periodo di tempo e quando le loro caratteristiche e proprietà non sono cambiate in modo significativo.
Leggiamo anche che per gli eccipienti utilizzati nella produzione di medicinali sterili nelle specifiche deve essere indicato il bioburden e, ove opportuno, i limiti di endotossina. Tuttavia, se il contenuto di bioburden / endotossina della soluzione di massa prima della sterilizzazione viene controllato usando appropriati controlli di processo, il test del singolo eccipiente può essere omesso.
Negli USA, CDC (Centers for Disease Control and Prevention) pubblica l’elenco aggiornato degli eccipienti e dei media (utilizzati per le colture cellulari) di alcuni vaccini in commercio, così come dichiarati nel Foglietto Illustrativo dagli stessi produttori.
Detto in altre parole, pur trattandosi di un livello davvero minimo di informazione offerta al pubblico,
CDC elenca le componenti del vaccino che in aggiunta agli antigeni (virus o batteri) IL PUBBLICO DEVE NECESSARIAMENTE CONOSCERE.
Infatti, numerose sostanze:
  • presentano caratteristiche di tossicità anche importanti,
  • possono provocare anche gravissime reazioni allergiche,
  • presentano un rischio elevato di contaminazione da agenti avventizi.
L’OMS nel documento Recommendations for the evaluation of animal cell cultures as substrates for the manufacture of biological medicinal products and for the characterisation of cell banks dà la seguente definizione di agente avventizio: "Adventitious agent: contaminating microorganisms of the cell culture or source materials including bacteria, fungi, mycoplasmas/spiroplasmas, mycobacteria, Rickettsia, protozoa, parasites, transmissible spongiform encephalopathy (TSE) agents, and viruses that have been unintentionally introduced into the manufacturing process of a biological product. The source of these contaminants may be the legacy of the cell line, the raw materials used in the culture medium to propagate the cells (in banking, in production, or in their legacy), the environment, personnel, equipment or elsewhere."
Tradotto: microrganismi contaminanti la coltura cellulare o i materiali di partenza, inclusi batteri, funghi, micoplasmi / spiroplasmi, micobatteri, Rickettsia, protozoi, parassiti, agenti di encefalopatia spongiforme trasmissibile (TSE) e virus che sono stati accidentalmente introdotti nel processo di produzione di un prodotto biologico. L’origine di questi contaminanti può essere riconducibile alla linea cellulare, alle materie prime (media) utilizzate nel terreno di coltura per propagare le cellule (presso la Banca Biologica, durante produzione del farmaco o già presente nel patrimonio originario della linea cellulare), l’ambiente, il personale, le attrezzature o in altro luogo.

Da ciò, nel caso specifico dei vaccini i cui virus vengono propagati in culture cellulari, possiamo comprendere quanto sia alta la probabilità di una contaminazione da agenti avventizi.

Sullo stesso documento citato sopra, CDC informa il pubblico che alcuni eccipienti sono aggiunti per uno scopo specifico, come i conservanti, gli adiuvanti, gli stabilizzanti, gli antimicrobici, altri, invece, sono residui di materiale e sostanze utilizzate durante il processo produttivo.
Di seguito un elenco non esaustivo, tratto dal documento di CDC, di sostanze che possono essere utilizzate per la produzione dei vaccini: alluminio, antibiotici (es. neomicina, polimixina), fenolo, 2-fenossietanolo, formaldeide, glutaraldeide, gelatina (di origine bovina, suina), albumina umana, siero bovino, caseina, lattosio, saccarosio, polisorbato 80, sorbitolo, proteine del lievito, linee cellulari (cellule di rene di scimmia “VERO”, cellule embrionali di pollo, cellule diploidi umane “MRC-5”, fibroblasti diploidi di polmone umano “WI-38”), materiale per la coltura delle cellule (ossia i media, es. Medium 199, composto esso stesso da circa 60 sostanze).
E in Italia?

IN ITALIA NON VIENE ASSOLUTAMENTE FORNITA NEMMENO QUESTA MINIMA ED INDISPENSABILE INFORMAZIONE, ANZI, CIÒ CHE POSSIAMO OSSERVARE È CHE NEL CORSO DEGLI ANNI LE INFORMAZIONI A DISPOSIZIONE DEL PUBBLICO SONO SEMPRE PIÙ SCARNE.

La presenza, seppur in tracce, di materiale di origine bovina oltre a rappresentare un potenziale allergenico comporta il rischio di trasmissione di agenti patogeni. Il Polisorbato 80 è in grado di aprire la barriera emato-encefalica lasciando entrare sostanze come l’alluminio e la formaldeide. La glutaraldeide viene classificata “tossica” per inalazione e ingestione e “corrosiva” per contatto cutaneo e nel nostro caso viene somministrata per via parenterale.
Senza contare che non viene neanche segnalata la possibile presenza di DNA estraneo.

PERCHÉ, PER IDENTICO FARMACO, VI È DIFFORMITÀ RIGUARDO I COMPONENTI DICHIARATI NEI DOCUMENTI PUBBLICI A DISPOSIZIONE DEL CITTADINO NEI DIVERSI PAESI?

COME VIENE STABILITA LA COMPATIBILITÀ DI TUTTI I COMPONENTI FRA LORO?

E CON LE COMPONENTI DI ALTRI VACCINI IN CASO DI SOMMINISTRAZIONI CONCOMITANTI?

CI SONO STUDI?

LA TOSSICOCINETICA DI TUTTI I COMPONENTI DEI VACCINI È CONOSCIUTA?

PERCHÉ NEL VACCINO POSSONO ESSERE PRESENTI SOSTANZE NON DESCRITTE NELLA FARMACOPEA EUROPEA?

I VALORI LIMITE DI ASSUNZIONE CONSIDERANO LA VIA PARENTERALE?


Sul portale di EMA è disponibile l’elenco degli eccipienti da dichiarare in etichettatura e nel foglietto illustrativo dei medicinali per uso umano ed è sufficiente un’occhiata sommaria per comprendere quanto questo elenco sia lacunoso.
Ma torniamo alla risposta di EMA a Ivan Catalano.

EMA AFFERMA CHE, SI, NEI VACCINI CI POSSONO ESSERE TRACCE DI DNA UMANO E ANIMALE, PROTEINE DELLE CELLULE OSPITI, VARIANTI INDESIDERATE, VIRUS AVVENTIZI, REAGENTI, COMPONENTI DEI MEDIA.


EMA, in generale, afferma che durante la valutazione di un vaccino, le procedure di purificazione vengono accuratamente valutate. Per alcuni (QUALI?) residui non sono necessari controlli, né è necessario includerli nelle specifiche, purché sia possibile dimostrare che le procedure attuate durante il processo produttivo siano in grado di assicurare che i residui siano a livelli accettabili. (ACCETTABILI? PER CHI?)
EMA dichiara che sebbene, come già indicato, non si applichino limiti specifici uniformi per la maggior parte delle sostanze elencate nella richiesta di Catalano, per alcune sostanze e in specifiche circostanze, si applicano le “Linea guida sugli eccipienti nell’etichettatura e nel foglio illustrativo dei medicinali per uso umano” ai sensi dell’articolo 65 della direttiva 2001/83/CE, che la Commissione Europea rivolge alle autorità competenti, ai richiedenti un’autorizzazione all’immissione in commercio e ai titolari delle autorizzazioni all’immissione in commercio. Queste le linee guida fornite da EMA. Nelle linee guida leggiamo: "L’articolo 54, lettera c), prescrive che TUTTI gli eccipienti debbano essere dichiarati sull’etichettatura se il medicinale è un INIETTABILE."
Nell’allegato viene fornita una definizione di eccipiente: "In generale, gli eccipienti possono essere definiti come costituenti della forma farmaceutica che viene assunta dal paziente o somministrata al paziente, diversa dalla sostanza attiva. (…) Tuttavia, nel contesto di questa linea guida, i residui di sostanze derivanti dal processo di fabbricazione, impurità, solventi residui, prodotti di degradazione ecc. NON SONO INCLUSI IN QUESTA DEFINIZIONE."
EMA afferma, inoltre, che molti ingredienti specificati nella richiesta sono prodotti dalla fermentazione dei media e non sono applicabili limiti specifici uniformi per questi componenti e per avere informazioni sulla tossicità consiglia di consultare le schede di sicurezza (Material Safety Data Sheets) di questi materiali e il sito web di EFSA (European Food Safety Authority), dove è possibile trovare informazioni utili sui livelli di tossicità di tali sostanze IN CASO DI INGESTIONE ORALE!

PERCHÉ EMA CONTINUA A INDICARE DOCUMENTAZIONE AL DI FUORI DEL CAMPO DI APPLICABILITÀ?

Qui SIGMA ALDRICH (acquisita da Merck nel 2015) offre alcune varianti di medium 199, miscela presente tra gli eccipienti di alcuni vaccini fra i quali l’esavalente INFANRIX HEXA. Qui gli ingredienti del medium 199, qui la scheda di sicurezza dove leggiamo: "Usi identificati: Chimici di laboratorio, Produzione di sostanze chimiche". Nella Scheda di Sicurezza del produttore CAPRICORN (Germania) possiamo leggere alla sezione 1.1.1: "Sostanze chimiche di laboratorio. Solo per produzione di sostanze per ricerca e sviluppo o diagnostica in vitro. Non per uso terapeutico. NON PER USO SU SOGGETTI UMANI".

EMA stessa nella sua lettera ammette che le informazioni fornite NON SONO ESAUSTIVE!

Sul sito dell’Unione Europea leggiamo: "EMA GARANTISCE la VALUTAZIONE SCIENTIFICA, la SUPERVISIONE e il CONTROLLO della SICUREZZA dei MEDICINALI per uso umano e veterinario nell’UE."

EUROPEAN MEDICINES AGENCY (EMA) RISPONDE A CORVELVA

Il 16 luglio 2018 CORVELVA SCRIVE A EMA: le prime analisi metagenomiche su campioni vaccinali confermano la presenza di DNA fetale nei lotti esaminati e modificazioni genetiche dei ceppi rispetto a quelli dichiarati dai produttori dei vaccini.
Il 06 agosto 2018 EMA RISPONDE confermando ancora una volta che i vaccini possono contenere DNA estraneo, che origina dal processo di produzione; questi frammenti di DNA non vanno però considerati contaminanti bensì sostanze residue.

Nel campione del vaccino Priorix Tetra le analisi hanno riscontrato la presenza di un elevato (e non certo marginale) quantitativo di DNA fetale umano ma EMA si appresta a dichiarare che le linee usate per Priorix Tetra includono cellule diploidi umane che non possono dividersi illimitatamente (non continue) e che secondo la Farmacopea Europea le MRC-5 SONO RICONOSCIUTE COME NON TUMORIGENICHE, QUINDI AD ESSE NON SI APPLICA UN LIMITE SUPERIORE

Durante la Conferenza Stampa del 24 gennaio la dottoressa Bolgan evidenzia che nel caso in cui il vaccino presenti impurezze (tracce di componenti derivanti dal processo di produzione), queste andrebbero definite, valutate sotto il profilo della tossicità rispettando specifiche ben definite che permettano di affermare che sebbene siano presenti nel prodotto non siano assolutamente pericolose. Nelle schede tecniche dei vaccini, infatti, viene segnalata per esempio la presenza di formaldeide o di antibiotici.
Dalle analisi effettuate sono state trovate componenti non dichiarate, tra cui materiale genetico; ovvero una componente che non dovrebbe essere presente, o se lo è, dovrebbe essere regolamentata in maniera rigorosa.
L’evidenza di contaminazioni biologiche è stata pienamente confermata anche dalla dottoressa Deisher lo scorso 25 gennaio durante il Convegno “Vaccinare in sicurezza” organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi. La dottoressa ha anche mostrato i foglietti illustrativi di due vaccini di Merck Sharp & Dome che riportano indicazioni su tali contaminazioni dietro richiesta della FDA (Food and Drug Administration) americana.
Qui possiamo trovare il “Package Insert” del vaccino VARIVAX dove leggiamo al capitolo 11: "Each 0.5-mL dose also contains approximately 18 mg of sucrose, 8.9 mg hydrolyzed gelatin, 3.6 mg of urea, 2.3 mg of sodium chloride, 0.36 mg of monosodium L-glutamate, 0.33 mg of sodium phosphate dibasic, 57 mcg of potassium phosphate monobasic, and 57 mcg of potassium chloride. THE PRODUCT ALSO CONTAINS RESIDUAL COMPONENTS OF MRC-5 CELLS INCLUDING DNA AND PROTEIN AND TRACE QUANTITIES OF NEOMYCIN AND BOVINE CALF SERUM FROM MRC-5 CULTURE MEDIA. The product contains no preservative."
Riassumendo, per quanto riguarda la presenza di DNA estraneo, EMA afferma nella sua lettera di risposta che i livelli devono essere accettabili, si tratta sempre e in ogni caso di residui e non di contaminanti ma ad alcune linee di cellule, quali le cellule diploidi umane MRC-5, non si applica un limite superiore!

PERCHÉ LA PRESENZA DI DNA ESTRANEO, INCLUSA L’INDICAZIONE DEI VALORI LIMITE, NON VIENE RIPORTATA NEL FOGLIETTO ILLUSTRATIVO DEL FARMACO?

ISS, che è nell’elenco dei laboratori ufficiali che effettuano il cosiddetto controllo di Stato prima dell’immissione in commercio del lotto, VERIFICA LA PRESENZA DI QUESTO DNA ESTRANEO?

ISS TIENE TRACCIA PER OGNI SINGOLO LOTTO DEL QUANTITATIVO?

I DATI VENGONO INCROCIATI CON I REPORT DELLE SOSPETTE REAZIONI AVVERSE?

CONSIDERATA LA CRESCENTE INCIDENZA DI PATOLOGIE AUTOIMMUNI E MALATTIE INFIAMMATORIE IMMUNO-MEDIATE CHE COLPISCONO SEMPRE PIÙ LA POPOLAZIONE PEDIATRICA E PER LE QUALI NELLA MAGGIORANZA DEI CASI LA CAUSA RESTA ANCORA SCONOSCIUTA, SONO IN CORSO STUDI CHE CORRELINO LA PRESENZA DI INQUINANTI (incluse quantità residue) NEI VACCINI CON LE SEGNALAZIONI AVVERSE RACCOLTE ATTRAVERSO UN SISTEMA DI FARMACOVIGILANZA ATTIVA?


L’AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO (AIFA) RISPONDE A CORVELVA

Corvelva nel corso delle analisi sottopone continui aggiornamenti ad AIFA, al Ministero della Salute, all’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e ad EMA. Soltanto lo scorso 18 gennaio riceve la risposta di AIFA in merito alle analisi chimiche sul campione di Priorix Tetra, ma nessun cenno di risposta relativamente alle analisi metagenomiche del medesimo vaccino, né di altri vaccini che, in base alle analisi, presentano problematiche di sicurezza e non conformità.
La risposta di AIFA, quanto quella di EMA, consta di un mero elenco di controlli – quelli che vengono effettuati prima della commercializzazione del vaccino – e linee di indirizzo per lo sviluppo dei vaccini da parte delle Aziende Farmaceutiche e per la valutazione da parte delle Agenzie Regolatorie.
Comunica, in particolare, che i test riconosciuti come più idonei e specifici per la determinazione delle sostanze di varia natura e relativi limiti di concentrazione nel prodotto (monografia generale sui vaccini e specifiche sui singoli vaccini) sono quelli definiti nella Farmacopea Europea.
Precisa che "la verifica di conformità dei lotti agli standard richiesti dalla Farmacopea Europea è di competenza di un laboratorio di stato indipendente, certificato nell’ambito della rete europea dei laboratori ufficiali per il controllo dei medicinali (Official Medicines Control Laboratories – OMCL). (…) La distribuzione dei lotti che ottengono il certificato di rilascio non è necessariamente nazionale e può coinvolgere più Stati membri in cui lo specifico vaccino è autorizzato."
Per quanto riguarda i "risultati preliminari delle analisi dei contaminanti e delle impurezze chimiche e proteiche del vaccino Priorix Tetra", AIFA sostiene che "non risultano sostanzialmente valutabili così come presentati, in quanto carenti di informazioni fondamentali, quali ad esempio le caratteristiche di accreditamento ISO o GLP del laboratorio responsabile delle analisi, i dettagli metodologici relativi alla gestione dei campioni, i controlli utilizzati, la procedura analitica in sè, la validazione del metodo ecc, informazioni necessarie per un corretto inquadramento scientifico dei risultati sommariamente riassunti nel documento inviato."

UNA ASSOCIAZIONE DI CITTADINI SEGNALA LA PRESENZA DI PROBABILI CONTAMINAZIONI CHE POTREBBERO COSTITUIRE UN GRAVE RISCHIO PER LA SALUTE, TRA CUI LA PRESENZA DI DNA ESTRANEO IN QUANTITÀ IMPORTANTI, E L’AGENZIA, DOPO DIVERSI MESI DALLA PRIMA NOTIFICA, SI LIMITA A RISPONDERE CHE I RISULTATI DELLE ANALISI, COSÌ COME PRESENTATI, NON RISULTANO VALUTABILI?

PERCHÈ AIFA NON RITIENE DI DOVER APPROFONDIRE URGENTEMENTE CON PROPRIE ANALISI DATI COSÌ ALLARMANTI?


Corvelva ha replicato alla risposta di AIFA: questa lettera è pubblicata qui e va letta tutta, attentamente.
Di seguito riportiamo alcuni stralci:
"Se anche uno solo degli elementi tossici che sono risultati come potenziali composti associati alla formula bruta identificata fosse confermato come contaminante all’interno del vaccino, questo costituirebbe un problema di sicurezza e di conformità."
"Corvelva NON sta facendo un controllo per il rilascio del lotto e NON ha richiesto di utilizzare metodiche validate per le analisi dei lotti, come invece devono fare i produttori, i laboratori accreditati e l’ISS. Quella che si sta conducendo è una semplice indagine che si fa nella fase iniziale dello sviluppo di un vaccino, cioè di screening."
"Spesso vengono ritirati medicinali dal mercato perché non conformi e non ci risulta che sia richiesta alcuna pubblicazione, si ritirano i campioni e si analizzano."
"Ora, volete dirci che se un cittadino avesse notato la colorazione insolitamente rossastra di un farmaco iniettabile e ve lo avesse segnalato, la vostra agenzia non avrebbe dato seguito alla segnalazione perché l’analisi ad occhio nudo da parte di un essere umano non “risulta sostanzialmente valutabile così come presentata”?."
"Inoltre, a seguito di segnalazioni così gravi e importanti, vorremmo avere risposta ad un semplice quesito: perché non ritirate alcuni campioni ed eseguite dei controlli utilizzando metodiche approfondite per determinare la sussistenza di un rischio?."
Questo quadro evidenzia da parte dello Stato una preoccupante inerzia e incapacità di gestire una problematica talmente importante e urgente che, se ben trattata, costituirebbe una grande opportunità di miglioramento della qualità del servizio sanitario alla cittadinanza.
È lampante, infatti, che gli Enti regolatori e gli Enti di controllo finora abbiano fornito risposte ovvie, limitandosi a difendere l’impianto formale delle autorizzazioni e dei controlli e non siano assolutamente entrati nel merito dei quesiti posti.
Alla luce di tutto quanto sopra esposto e dai risultati delle analisi effettuate da Corvelva emergono criticità talmente rilevanti che non possiamo esimerci dal porci quesiti fondamentali:

LINEE GUIDA, DIRETTIVE E REGOLAMENTI PER LO SVILUPPO E LA PRODUZIONE DEI VACCINI SONO ADEGUATI E TUTELANTI?

CHI STABILISCE QUESTE LINEE DI INDIRIZZO?

CHI EFFETTUA I CONTROLLI? QUANDO VENGONO EFFETTUATI? COSA VIENE CONTROLLATO E COME?

LE METODICHE E LE TECNOLOGIE UTILIZZATE SONO ADEGUATE?

E PERCHÉ NON SI DÀ EVIDENZA DI TALI CONTROLLI?


QUI, SONO IN GIOCO LA CAPACITÀ REGOLATORIA E LA CAPACITÀ DI CONTROLLO DELLA PRATICA VACCINALE perché è EVIDENTE che oggi QUESTE CAPACITÀ NON SONO AFFATTO DIMOSTRATE.

OGNI OBBLIGO VACCINALE DEVE ESSERE IMMEDIATAMENTE SOSPESO!

LE NUOVE DISPOSIZIONI NORMATIVE IN MATERIA VACCINALE NON POTRANNO IN ALCUN MODO INTACCARE IL DIRITTO ALLA LIBERTA’ DI SCELTA

TUTTI I BAMBINI A CUI E’ STATA NEGATA LA FREQUENZA SCOLASTICA DEVONO ESSERE IMMEDIATAMENTE RIAMMESSI!


CHI È INADEMPIENTE??
CHI PONE DUBBI E QUESITI LEGITTIMI O CHI NON FORNISCE RISPOSTE??


 

Caso Wakefield. Dove sta il vero inganno?

venerdì 22 marzo 2019

Glifosato, un’altra battaglia vinta sul Roundup. Ma l’Europa non ha facilitato le cose




Glifosato, un’altra battaglia vinta sul Roundup. Ma l’Europa non ha facilitato le cose


No, non sta portando bene al glifosato e ai suoi signori il discusso e discutibilissimo rinnovo della relativa autorizzazione, concesso ex abundantia cordis dalla Commissione europea di concerto con la maggioranza degli Stati membri nel dicembre 2017. Da quel momento è stato tutto un succedersi di pronunciamenti ufficiali – giudiziari e scientifici, europei ed extraeuropei – uno più pesante dell’altro, contro il noto erbicida.
Su alcuni di questi eventi si è già scritto su questo blog. Ma la slavina che promette (o minaccia, a seconda dei punti di vista) di spazzare via dai campi – e quindi dalle nostre tavole – uno dei pesticidi più pericolosi per la salute pubblica e per l’ambiente è proseguita. In questo post si illustreranno le più significative evenienze in ambito giudiziario; per quelle scientifiche si rinvia a un contributo successivo.
La notizia più recente, in questo campo, viene dall’altra parte dell’Atlantico: la Bayer – che ha ricevuto dalla neoconsorte Monsanto (la nota “multinazionale che ci voleva bene”) la ricca dote del Roundup, il più noto degli erbicidi contenenti glifosato – potrebbe subire una nuova disfatta processuale per mano di una Corte di San Francisco, in California, la cui giuria ha concluso all’unanimità che “il signor Andrew Hardeman (il danneggiato ricorrente, nda) ha provato con evidenza preponderante che la sua esposizione al glifosato è un fattore sostanziale nella causazione del linfoma non-Hodgkin”.


A questo punto si tratterà di decidere nella prossima udienza i complessivi profili di responsabilità della multinazionale – a partire dall’adempimento degli obblighi di informazione che sulla stessa gravavano nei confronti degli utilizzatori del suo prodotto – nonché l’ammontare del relativo risarcimento allo sventurato agricoltore. Nell’attesa del verdetto, però, si è già registrato un effetto tracollo sulle azioni del colosso tedesco.
Probabilmente, avrà influito in questo senso la recidiva in cui sono incorsi i nuovi e vecchi padroni del Roundup: solo qualche mese fa, infatti, un altro tribunale di San Francisco aveva condannato la stessa Monsanto a versare 289 milioni di risarcimento danni, di cui 250 a titolo di “danni punitivi” (ridotti in appello a 39, per un risarcimento finale di 78 milioni), a Dewayne Johnson, il giardiniere di una scuola di una cittadina vicino la stessa San Francisco, ammalatosi pure lui di un linfoma non-Hodgkin anche a causa dell’esposizione al Roundup. Ma, soprattutto, sarà risultata discretamente incidente nel crollo azionario di Bayer la prospettiva di altre 11.200 analoghe azioni giudiziali di danno che pesano sul suo capo sempre negli Usa.
Per venire al vecchio continente, meno di un mese fa è stata la volta del tribunale dell’Unione europea a emettere una sentenza fondamentale, pur in altro senso, per la tutela del diritto all’ambiente salubre, con riferimento sempre al glifosato; in questo caso, nella specifica forma del diritto all’informazione ambientale.
Un cittadino europeo, il signor Anthony C. Tweedale, residente a Bruxelles, aveva chiesto all’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, di accedere “ai due ‘studi chiave’ utilizzati per determinare la dose giornaliera ammissibile di glifosato” prodotti nella procedura per il rinnovo dell’approvazione della stessa sostanza attiva. L’Efsa aveva rigettato l’istanza del signor Tweedale sulla base di queste illuminanti motivazioni: dopo aver “consultato i proprietari degli studi richiesti” (che erano, incidentalmente, le stesse aziende che chiedevano il rinnovo), l’Autorità si era convinta “che la divulgazione degli studi richiesti avrebbe rivelato il know-how in materia di competenze scientifiche e la strategia commerciale dei loro proprietari […] e avrebbe pregiudicato i loro interessi commerciali”.
Il benemerito signor Tweedale non deve aver apprezzato particolarmente questa peculiarissima interpretazione della sicurezza ambientale, e quindi alimentare, dell’Autorità per la sicurezza alimentare. E ha pensato benissimo di impugnare il diniego all’accesso davanti al Tribunale europeo, dove peraltro ha trovato l’aiuto della Svezia, intervenuta a suo sostegno nel giudizio. E, a quanto pare, i giudici hanno convenuto in toto con il cittadino belga nel non ritenere di particolare pregio giuridico, per dirla con grande delicatezza, le argomentazioni dell’Efsa: “un’istituzione dell’Unione, quando riceve una domanda di accesso a un documento, non può giustificare il suo rifiuto di divulgarlo sulla base dell’eccezione relativa alla tutela degli interessi commerciali di una determinata persona fisica o giuridica”. (Trib. I grado Unione europea Sez. VIII, Sent., 07-03-2019, n. 716/14).
Difficile immaginare parole più trancianti. Dalle quali non poteva che discendere una conclusione: “la decisione dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare è annullata nella parte in cui l’Efsa nega la divulgazione di tutti i suddetti studi”. Ulteriore, finale corollario di giustizia: “l’Efsa sopporterà le proprie spese nonché quelle sostenute dal signor Anthony Tweedale”. Con soldi dei contribuenti europei, ça va sans dire.
C’è un giudice in Europa. C’è di che esserne lieti e rincuorati. Solo una constatazione, ineludibile: nell’Unione europea, oggi, esiste “un’istituzione che, quando riceve una domanda di accesso a un documento, giustifica il suo rifiuto di divulgarlo sulla base dell’eccezione relativa alla tutela degli interessi commerciali di una determinata persona fisica o giuridica”. E un dubbio conseguente: quanto possiamo sentirci garantiti nella nostra sicurezza ambientale e alimentare se quell’istituzione è proprio l’Autorità europea per la sicurezza alimentare?