martedì 24 novembre 2015

CANCRO


Guardare questo video nuoce gravemente ai petrolieri

Cari avaaziani,

Le grandi multinazionali del petrolio vorrebbero che questo video non venisse visto da nessuno. 

La nostra risposta: facciamolo diventare virale. Guardalo e condividilo ovunque, dura solo un minuto. 

 

Con speranza,

Alice, Danny, David, Rewan, Morgan, Marigona e tutto il team di Avaaz  

mercoledì 18 novembre 2015

Vivisezione

Molti affermano "la vivisezione non esiste più". O non sanno di cosa parlano, o sono in malafede. "Vivisezione" non è solo il sezionare la rana viva, o gli atroci esperimenti del passato in cui i cani venivano legati con cinghie a una tavola e poi sezionati. Oggi la vivisezione è ben altro. Molto peggio.

 Milioni di animali ogni anno, nel mondo, subiscono, nei laboratori, avvelenamenti con sostanze chimiche, farmaci e cosmetici compresi, induzione di malattie di ogni genere (cancro, sclerosi multipla, varie imitazioni dell'AIDS, malattie cardiovascolari, ecc.), esperimenti al cervello, esperimenti sul dolore, e molto altro. 
Questa è la vivisezione. Chi la pratica, preferisce chiamarla "sperimentazione animale" o "ricerca in vivo", ma rimane, secondo la definizione del dizionario, "vivisezione". La quale è per estensione "qualunque tipo di sperimentazione effettuata su animali di laboratorio che induca alterazioni a livello anatomico o funzionale, come l'esposizione a radiazioni, l'inoculazione di sostanze chimiche, di gas, ecc." [Dizionario De Mauro, ed. Paravia].
E tutto questo, senza alcuna necessità, non solo, ma senza alcuna utilità. I vivisettori chiedono "Preferisci salvare un topo o un bambino?", per colpire l'emotività delle persone che non sanno cosa sia la sperimentazione animale e quanto sia inutile. Ma la vivisezione, ammazza il topo e fa diventare una cavia te e tuo figlio, questa è la realtà dei fatti.
Sul sito www.NoVivisezione.org sono raccolte molte informazioni sull'argomento, sempre aggiornate, sulla situazione degli animali nei laboratori, sugli articoli scientifici che contrastano questa pratica, su che cosa può fare ciascuno di noi nella sua vita di tutti i giorni per combattere la vivisezione. Qui offriamo una breve panoramica.

sabato 14 novembre 2015

Scelta economica

Scelta economica

Nel mondo, in media, il 50% della forza lavoro è impiegata in agricoltura, con grandi variazioni da un paese all'altro: il 64% in Africa, il 61% in Asia, il 24% in Sud America, il 15% nell'Europa orientale e negli stati ex URSS, il 7% in Europa occidentale e meno del 4% in Canada e USA.
Lo sviluppo tecnologico fa diminuire la forza lavoro necessaria ed il prezzo delle materie prime, ma solo per economie di scala. I piccoli proprietari non possono permettersi i grossi investimenti richiesti da questo genere di agricoltura, e si assiste quindi alla continua diminuzione delle aziende agricole a conduzione familiare e all'affermarsi di poche grandi imprese.
Mentre nel passato vi era una simbiosi tra la coltivazione della terra e l'allevamento di animali, a partire dagli anni '50-'60 si è sviluppata in Europa (sulla scia di quanto avveniva negli Stati Uniti) la zootecnia intensiva, in cui gli animali vivono in grandi capannoni senza più alcun legame con la terra, e i mangimi vengono acquistati all'esterno, spesso anche da altri continenti.
Le tecnologie che hanno consentito questa trasformazione in allevamenti "senza terra" sono state: l'introduzione dei mangimi complessi e integrati, un'unica miscela di sostanze nutritive e farmaci; la realizzazione di strutture più razionali e igieniche; l'uso della chimica negli allevamenti, sotto forma di farmaci, vaccini, antiparassitari, che vengono somministrati agli animali non quando necessari, ma costantemente, come forma di prevenzione.
I prodotti della zootecnia costano poco sul mercato, ma se la produzione avvenisse in modo sostenibile (dal punto di vista ambientale, della salute del consumatore, e del benessere degli animali), i costi sarebbero almeno triplicati. Va considerato che l'attuale sistema non sopravvive senza le sovvenzioni pubbliche: quello che il consumatore non spende al momento dell'acquisto, lo spende quando paga le tasse, in forma di sovvenzioni agli allevatori.

Scelta sociale

Scelta sociale

Secondo i dati della FAO del 2009, oltre un miliardo di individui nel mondo, un sesto dell'umanità, soffre la fame. Mentre queste persone non hanno cibo a sufficienza, un altro miliardo consuma carne in maniera smodata.
E' questo il problema di fondo: lo squilibrio nella distribuzione delle risorse. L'attuale disponibilità di derrate alimentari potrebbe consentire a tutti gli abitanti del pianeta di assumere un numero sufficiente di calorie, proteine, e altri nutrienti necessari.
Le produzioni attuali di cereali e legumi sarebbero sufficienti a sfamare tutti, occorrerebbe solo consumare direttamente i vegetali, anziché usarli per nutrire gli animali, con un grave spreco (vedi la sezione Scelta ecologica per una discussione sul consumo di risorse nella produzione di carne), e ridistribuire le risorse in modo equo.
Il problema della ridistribuzione delle risorse non è causato soltanto dallo spreco dovuto allo smodato consumo di carne da parte dei paesi ricchi, è sicuramente più ampio, ma questi specifici sprechi vi contribuiscono in maniera significativa.
Nei paesi poveri sono state incentivate le produzioni di cereali destinate ad essere esportate e successivamente utilizzate come mangime per l'allevamento intensivo del bestiame, bestiame che si trasforma in tonnellate di carne e va a costituire la dieta squilibrata del Nord del mondo, dove l'emergenza sanitaria è ormai costituita dall'obesità e da tutte le malattie connesse alla sovralimentazione e all'eccessivo consumo di prodotti animali, mentre il Sud del mondo si vede sottrarre le proteine vegetali con cui potrebbe garantire la sopravvivenza ai suoi figli.

Scelta ecologica

Scelta ecologica

Il mondo moderno industrializzato minaccia l'ambiente naturale in più e più modi. Di queste minacce, e di come porvi rimedio, si discute con passione da anni in vari ambiti.
Ma viene quasi sempre trascurato un fattore fondamentale: l'allevamento di animali per l'alimentazione umana.
L'allevamento su vasta scala, sia di tipo intensivo (in grosse stalle senza terra dove gli animali sono stipati, come accade in Italia), sia di tipo estensivo (i grandi ranch degli Stati Uniti, o i pascoli nei paesi del Sud del mondo) è chiaramente insostenibile dal punto di vista ecologico. Lo è stato nel passato, ma ogni volta si sono scoperte nuove terre da sfruttare, e ogni volta è ricominciata l'invasione dei bovini.
Ormai, però, la metà delle terre fertili del pianeta viene usata per coltivare cereali, semi oleosi, foraggi, proteaginose, destinati agli animali. Per far fronte a questa immensa domanda - in continuo aumento, in quanto le popolazioni che tradizionalmente consumavano poca carne oggi iniziano a consumarne sempre di più - si distruggono ogni anno migliaia di ettari di foresta pluviale, il polmone verde del pianeta, per far spazio a nuovi pascoli o a nuovi terreni da coltivare per gli animali, che in breve tempo si desertificano, e si fa un uso smodato di prodotti chimici per cercare di ricavare raccolti sempre più abbondanti.
Per consumo di risorse, latte e carne sono indiscutibilmente i "cibi" più dispendiosi, inefficienti e inquinanti che si possano concepire: oltre alla perdita di milioni di ettari di terra coltivabile (che potrebbero essere usati per coltivare vegetali per il consumo diretto degli umani), e oltre all'uso indiscriminato della chimica, vi è la questione dell'enorme consumo d'acqua in un mondo irrimediabilmente assetato, il consumo di energia, il problema dello smaltimento delle deiezioni animali e dei prodotti di scarto, le ripercussioni sul clima, l'erosione del suolo, e la desertificazione di vaste zone.
Alla domanda "possiamo fare davvero qualcosa come singoli per arrivare a un consumo sostenibile?" la risposta giusta è "Certo, non solo, ma quello che possiamo fare sul fronte della scelta del nostro cibo è decisamente più potente di quello che possiamo fare in ogni altro campo!". E' questa, la via da seguire: modificare le nostre abitudini alimentari per avere un impatto ambientale e sociale molto minore.
Il fattore "cibo" è il più "potente": e' stato pubblicato nell'aprile 2008 sulla rivista scientifica Environmental Science and Technology, un articolo di due ricercatori della Carnegie Mellon University "Chilometri-cibo e relativo impatto sul clima delle scelte alimentari negli Stati Uniti" [1]. In esso, gli scienziati spiegano che gli studi sul "consumo sostenibile" offrono ai consumatori un numero sempre crescente di informazioni relative all'impatto sull'ambiente in generale, e sul clima in particolare, delle loro scelte di consumo. Molti di questi studi hanno concluso che l'impatto dei singoli individui è dovuto a tre fattori principali: il cibo, l'energia usata in casa, e i trasporti. Di questi tre fattori, quello del "cibo", cioè di che cosa ciascuno sceglie di mangiare, è il più "potente", perché
1. è quello che in termini quantitativi ha il maggior impatto.
2. Ha il maggior livello di scelta personale, perché non dipende dalle normative, dalla disponibilità di mezzi pubblici o di fonti di energia alternative, ecc. Sul che cosa mangiare il singolo consumatore ha pieno potere.
3. Si può applicare già subito, non è a medio o lungo termine come possono esserlo altri aspetti che implicano cambiamenti nelle infrastrutture, nei beni disponibili, nella tecnologia usata.
Fonti:
[1] Food-Miles and the Relative Climate Impacts of Food Choices in the United States, Christopher L. Weber, and H. Scott Matthews, Environmental Science and Technology, April 2008.

Scelta salutistica


Scelta salutistica









I pericoli per la salute umana che derivano dal consumo di alimenti di origine animale (carne, pesce, uova, latte e latticini) sono molti, non tutti evidenti e non tutti noti alla maggior parte delle persone, anche se negli ultimi tempi si è iniziato a parlarne.
Varie epidemie sono scoppiate, in tempi remoti e recenti, tra gli animali d'allevamento, portando con sé il serio pericolo (in alcuni casi diventato realtà) di contagio animale-uomo.
Gli animali negli allevamenti intensivi sono imbottiti di antibiotici e farmaci di vario genere, e i pesci pescati nei mari sono un concentrato delle sostanze tossiche di cui le acque sono oggi "ricche".
Anche tralasciando tutti questi pericoli, rimane comunque il fatto che una dieta a base di alimenti di origine animale è inadatta all'organismo umano, e porta a tutte quelle malattie degenerative che costituiscono le prime cause di morte nei paesi ricchi.

Scelta etica


Scelta etica









Gli animali sono esseri senzienti, capaci di provare sensazioni, emozioni, sentimenti, come ben sanno tutti quelli di noi che ospitano in casa un cane o un gatto.
Una mucca non è molto diversa da un cane, da questo punto di vista. Né un maiale è diverso, è un essere intelligente, affettuoso, curioso.
Ma questi animali vengono invece trattati come cose: affinché l'attività di allevamenti, mangimifici, impianti di macellazione e catene di distribuzione risulti economicamente compatibile con i livelli produttivi richiesti dal mercato, è necessario che il prezzo di carne, latte e uova rimanga accessibile per il maggior numero possibile di consumatori.
Per essere sostenibile, la zootecnia chimica e intensiva deve quindi massimizzare i profitti basandosi sul ribasso delle spese.
Ormai il 99% degli allevamenti sono intensivi: gli animali vengono allevati in spazi ristrettissimi, senza mai la possibilità di uscire alla luce del sole. Ogni tanto si vedono delle vacche al pascolo, è vero, ma sono solo quell'1% di animali più "fortunati" che vengono trattati meno peggio. Anche a questi tocca, comunque, la stessa fine degli altri: il macello. Lì, vengono ammazzati senza pietà , senza alcun sentimento di compassione, senza sentire che si tratta di esseri senzienti. Sono solo "capi" da abbattere.
I macelli sono sempre nascosti alla vista del pubblico: per potersi nutrire di animali, le persone devono allontanare il pensiero della loro uccisione, ci deve essere separazione tra l'immagine dell'animale vivo nella "fattoria" (che oggi ormai non esiste quasi più ed è sostituita dagli allevamenti intensivi) e la sua carne da infilzare con la forchetta. Se ciascuno dovesse ammazzare da sé gli animali che mangia, sicuramente molti di loro avrebbero salva la vita.
Nel corso della sua vita (80 anni in media), ogni italiano uccide per cibarsene circa 1400 animali tra bovini, polli, tacchini e altri volatili, maiali, conigli, cavalli.

Avaaz - Petizione Diritti della Natura

Avaaz - FIRMA LA PETIZIONE PER I DIRITTI DELLA NATURA   

Ci stanno togliendo il diritto alla vita

Ci stannotogliendo il diritto alla vita
                           
3.584 firme. Raggiungiamo le 5.000

Perché è importante

Noi siamo la natura. Quando la natura prospera, noi prosperiamo.Tuttavia, la legislazione vigente ha fallito miseramente in tantissimi modi, cosicché negli ultimi 40 anni ci ha permesso l’estinzione del 50% di tutte le specie sulla Terra.

Quest'anno abbiamo un'occasione storica per offrire una possibilità alla natura.I capi di Stato di 195 paesi parteciperanno al più importante incontro mondiale sul clima. Ora o mai più!

Il riscaldamento globale, l'inquinamento delle acque, la pesca eccessiva, la deforestazione di giungle e foreste, l'estinzione di massa di specie animali, sono solo alcune delle conseguenze che la natura sta soffrendo. Tutto questo è legale perché la natura è considerata dalla legge solo come un oggetto - proprio come erano considerati gli schiavi, le donne e i popoli indigeni fino a qualche tempo fa: proprietà o oggetto di sfruttamento. Per questo motivo noi cittadini non possiamo usare la legge per proteggere la natura. Le leggi che abbiamo a disposizione non sono sufficienti per affrontare le sfide del nostro tempo. Abbiamo bisogno di un cambiamento. Riconoscere i diritti della natura potrebbe essere la nostra ultima speranza di sopravvivenza.

La Bolivia ha presentato la Dichiarazione Universale dei Diritti della Madre Terra alle Nazioni Unite nel 2010. Quest'anno abbiamo un’opportunità davvero unica, quando i capi di Stato si incontreranno durante la Conferenza sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite a Parigi. Chiediamo azione!

I diritti umani e i diritti della natura sono due facce della stessa medaglia